Conoscenza e informazione
Nel nostro lungo percorso di riflessione intorno alle questioni legate al web, alla condivisione delle conoscenze, agli strumenti tecnologici connessi, nonché alla corposa letteratura nata intorno a questi temi abbiamo sempre avvertito un limite, un confine invalicabile che, a dispetto della rivoluzione digitale, pone l’università ancora al centro della trasmissione della cultura. Il problema è che le risposte dei neo-luddisti da una parte e dei fanatici del gadget didattico (la sempreverde contrapposizione tra apocalittici e integrati) non ci aiutano a capire il problema.
Poi capita di leggere questo:
…si starebbe imponendo una concezione nuova del sapere e del modo d’apprendere. Colui che sa non è l’insegnante, il professore, ma il primo tra pari. Cambierebbe così il concetto di proprietà della conoscenza che diverrebbe un patrimonio non esclusivo ma condiviso, aperto, accessibile a tutti, ovunque, sull’istante.
[…]
Questo ragionamento si basa sulla confusione elementare tra informazione e conoscenza. L’accessibilità massima all’informazione – che è un frutto positivo delle tecnologie informatiche – non implica affatto il possesso della conoscenza. Quest’ultima si costruisce nell’interminabile processo di cui si diceva all’inizio e richiede maestri. La conoscenza non è qualcosa cui si accede sull’istante e di cui ci si impossessa come una notizia.
Dal blog di Giorgio Israel: Menti di gallina che riducono il sapere a informazione
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